sabato 30 maggio 2020

L'etica nelle immagini - la forza comunicante di un disegno - STEP #21

Fin dalle prime civiltà si è capita l'incredibile forza comunicante delle immagini. La storia delle immagini iniziò con la pittura rupestre (una primitiva forma di pittura riportata sulle pareti di grotte
 risalenti alla preistoria a partire dal Paleolitico). Numerosi storici hanno definito tale pratica come
una prima forma di magia per propiziare la caccia, altri invece credono che fosse arte fatta per il solo piacere di farla, altri ancora rappresentazioni dei "totem", animali delle tribù. Purtroppo è impossibile attribuire un preciso e univoco significato a tali incisioni, in quanto la cultura dell'epoca è troppo distante da quella odierna e tale abisso temporale ci impedisce di coglierne i dettagli più importanti. Tuttavia è possibile ritrovare nelle pitture un punto in comune: tali rappresentazioni avevano lo scopo di lasciare un segno agli uomini futuri, indicando la zona come un "luogo capace di parlare allo spirito", quello che oggi può essere ricondotto a una meta di pellegrinaggio.

Con il passare dei secoli, l'uomo si è specializzato, ha affinato la propria tecnica, riuscendo così a compiere vere e proprie opere d'arte. Se si pensa infatti allo stretto legame che si ha tra religione e arte, non si può non ricordare le incredibili rappresentazioni di Michelangelo esposte sulla monumentale Cappella Sistina (lo scopo principale della pittura cristiana era quella, soprattutto in epoca medievale, di raccontare storie di santi e martiri alla popolazione analfabeta). Se si prosegue poi con l'analisi artistica dei secoli a venire, si può notare che i più grandi esponenti europei a livello artistico sono sempre stati commissionati da "mecenati" con l'intenzione di rappresentare opere legate alla cristianità, o in senso più ampio alla religione. Si capisce quindi che le immagini sono nate con l'intenzione di trasmettere messaggi ampi e profondi, spesso legate alle necessità umane.

Tuttavia il potere comunicativo delle immagini è stato spesso sfruttato anche per veicolare messaggi
di propaganda politica. Se si pensa agli ultimi 100 anni infatti, è incredibile pensare a come alcuni dittatori siano riusciti ad ottenere il consenso popolare basandosi anche sulle campagne politiche, condotte attraverso dibattiti ma soprattutto veicolando i propri obiettivi politici tramite immagini e rappresentando il leader del partito politico come un "salvatore
 della patria". Tale impiego deplorevole delle immagini volto anche alla nascita aperte manifestazioni antisemite, permette di capire con quanta facilità un concetto possa raggiungere milioni di persone tramite un veloce sguardo al manifesto. Tuttavia, sempre grazie all'immortalità delle immagini, ci verrà ricordato i motivi per cui uomini con certe convinzioni non dovranno più salire al potere. Se ne evince quindi che le immagini hanno anche una grande forza rimembrante. Proseguendo poi con l'analisi etica delle immagini, oggi si può affermare che queste sono oggetto di studio di numerosi sociologi, in quanto costituiscono il principale mezzo di pubblicizzazione di beni materiali che diversamente sarebbe difficile esibire al grande pubblico.



giovedì 28 maggio 2020

Nello Zibaldone di Leopardi: come le immagini influenzano la nostra vita. La Teoria del piacere - STEP #20

Se ci si addentra nella ricerca del termine "immagine" nello Zibaldone, non è difficile trovare in tale
diario numerosi ricorsi al vocabolo in questione. Primo tra tutti è sicuramente la "Teoria del piacere", così come esplicitamente lui stesso la chiama. Tale riflessione è espressa come un breve e coeso saggio filosofico, la quale evidenzia un’idea ben precisa: ogni uomo, nel suo agire, mira "al piacere, ossia alla felicità"; questa tendenza al piacere non conosce limiti perché connaturata all’esistenza; al contrario, i mezzi attraverso i quali l’uomo cerca di soddisfarla, i "piaceri", sono limitati, temporanei ed effimeri. Ne consegue la distanza incolmabile tra desiderio del piacere ed effettiva possibilità di soddisfarlo. Attraverso una serie di affermazioni, il poeta recanatese costruisce la propria teoria partendo dall'affermare che il desiderio del piacere è infinito per durata e per estensione. Di tutt'altra natura è invece il conseguimento di un oggetto di desiderio, in quanto questo non spegne il desiderio del piacere, poiché risponde con qualcosa di finito a una richiesta infinita. Dunque soltanto l’immaginazione può soddisfare il desiderio del piacere, desiderio che è infinito, perché soltanto l’immagine astratta può riprodurre oggetti infiniti per numero, per durata e per estensione; l’uomo sperimenta una condizione di felicità quando può soddisfare la propria infinita sete di piacere con questi oggetti infiniti illusori, creati dalla sua facoltà immaginativa. Continua l'autore affermando che solo madre natura aveva disposto gli uomini al piacere facendoli ignoranti, cioè capaci di illusioni e di immaginazione. Tale filosofia è ritrovabile anche in poesia con la poetica del vago e dell’indeterminato, le quali sono fonti di piacere in quanto attivano l’immaginazione (ciò che è indefinito non può essere percepito dalla ragione perché la ragione non ha la capacità di concepire oggetti: il caso più esemplare è "L'infinito", poesia in cui il poeta si lascia trasportare dall'immaginazione verso l’incerto, proiettando l’idea di questo piacere in uno spazio e in una durata non quantificabili).



mercoledì 27 maggio 2020

L'immagine nell'utopia: le pubblicità sociali come strumento di sensibilizzazione - STEP #19

La nostra generazione è nata e sta vivendo in un mondo profondamente diverso da quello dei nostri padri e dai nostri nonni. Se si pensa alla nostra infanzia, infatti, non è difficile trovare un ricordo legato a un momento in cui siamo stati ammalati da un classico della Disney, da quello che oggi può essere definito sotto tutti gli aspetti una vera e propria "favola" o "fiaba" su schermo. Tale progresso è stato frutto dell'evoluzione dei mezzi tecnologici che hanno permesso di visionare i racconti a discapito dell'immaginazione, trasmettendo comunque una morale di fondo (che vada dal parteggiare per i deboli all'aver cura dell'altro, dal vivere senza troppi pensieri all'aver cura dell'ambiente). Messaggi etici analoghi possiamo trovarli anche nelle "Pubblicità sociali", ovvero una forma di comunicazione volta a trasmettere un messaggio di interesse generale, sensibilizzare l'opinione pubblica su una causa o una problematica e promuovere o disincentivare un determinato comportamento. La pubblicità sociale sfrutta le caratteristiche, gli strumenti e le strategie tipiche della comunicazione pubblicitaria per informare o sensibilizzare l’opinione pubblica su un dato argomento, per promuovere l’adozione di un comportamento o uno stile di vita o per incentivare le donazioni in favore di una causa specifica: slogan , fotografie, spot e altri strumenti pubblicitari vengono dunque usati nelle campagne di pubblica utilità allo scopo di incentivare il cambiamento sociale. Si tratta, dunque, di una forma di pubblicità non profit, cioè che non ha, come fine ultimo, la vendita di prodotti o servizi, bensì l’adozione di un determinato comportamento o il tentativo di risoluzione di una precisa problematica. Per coinvolgere il target di riferimento e aumentare l’efficacia della comunicazione vengono adottate differenti strategie volte a suscitare delle emozioni e a generare degli atteggiamenti specifici negli individui, portandoli ad accogliere il messaggio veicolato o a sposare una determinata causa. Le immagini usate hanno dunque il compito di shoccare l'osservatore, al fine di evidenziare il messaggio in questione. 



Nel caso sopra riportato è presente un forte contrasto tra gli gli elementi visivi drammatici e l’allegra canzone di Kool & the Gang "Celebrate good times… Come On!": questo brano è cantato da medici e infermieri che cercano di salvare la vita di diverse vittime di un incidente stradale e dall’agente di polizia che annuncia la morte di un parente a una donna. Si fa, poi, frequentemente ricorso allo storytelling negli spot di pubblicità sociale per presentare in maniera accattivante, interessante e realista gli argomenti da affrontare: partendo da singole storie (reali o fittizie) di individui, vengono illustrate svariate problematiche, come situazioni di crisi umanitaria provocate dalla guerra, che colpiscono enormi gruppi di persone. 

martedì 26 maggio 2020

Bergson e la realtà: come le immagini sono il punto di contatto tra il tangibile e il sensibile - STEP #18

Come già affermato precedentemente la filosofia ebbe numerosi pensatori che esposero teorie sul come relazionarsi con la realtà. Tale attitudine verso la ricerca del vero in ciò che ci circonda lo troviamo anche in Bergson, filosofo francese vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Nella sua opera "Materia e memoria", viene affermato che la relazione tra la coscienza interiore del soggetto e la realtà corporea con la quale si interagisce sta in mezzo tra la concezione idealistica, che cioè considera l'oggetto assolutamente determinato dal soggetto, e la concezione realistica, ovvero che considera la realtà sensibile come a sé stante, cioè avente esistenza propria. Bergson descrive le immagini come il punto di contatto tra il mondo della rappresentazione (idealisti) e la cosa sensibile (realisti). L'immagine è propriamente ciò che la coscienza crea attraverso l'unione tra l'interazione con la realtà e la sintesi, che essa stessa compie, dalle rappresentazioni della realtà che l'io psichico costruisce al suo interno. Queste immagini chiaramente non sono accostate a caso ma seguono delle relazioni: queste relazioni coincidono con le leggi della natura (quindi si capisce come Bergson pur essendo uno spiritualista, considera fondamentali le leggi organiche  e inorganiche che regolano la materia).  Fra le diverse immagini ve né una privilegiata che sottostà a queste leggi ma che è anche in grado di modificarle a suo piacimento. Inoltre, mentre tutte le altre immagini hanno ragione di esistere perchè si creano partendo dall'esterno, questa immagine vive la sua esistenza dall'interno: essa è il corpo. La funzione del corpo è quella di selezionare le altre immagini in base a criteri soggettivi che seguono l'esigenza di soddisfare bisogni propri. In questo modo molte immagini vengono accettate, altre invece vengono scartate: è questo il campo della percezione. Essa non può avere un carattere conoscitivo (in senso oggettivo) della realtà perchè ognuno selezionerà le le proprie immagini in base alla propria coscienza: percepire significa dunque modificare la realtà materiale in base alle esigenze del nostro corpo. La conoscenza della realtà e la vita interiore di un individuo non può risolversi solo nella sua attività psichica, che pure rappresenta una parte fondamentale della sua esistenza.


Fonti:  https://www.tesionline.it/appunti/storia-della-filosofia-contemporanea/percezione-in-bergson/380/108

sabato 23 maggio 2020

Gli impressionisti: come la realtà vista tramite nuove immagini

Se nel nostro immaginario Parigi appare così romantica, con i pittori intenti a dipingere la Senna con una tavolozza tra le dita, probabilmente è merito degli impressionisti: un gruppo di artisti coraggiosi che decise di lasciarsi alle spalle il buio dei loro atelier per scendere in strada a dipingere e raccontare in modo personale e inconfondibile la loro città. Probabilmente non sapevano che con le loro opere avrebbero cambiato per sempre l’immagine di Parigi, trasformando la Ville Lumière in una capitale romantica e dolcemente malinconica. Alla base di tutto non c’era altro che un gruppo di amici, artisti di talento un po’ scapestrati, che non ne potevano più delle ferree regole imposte dalla cultura accademica dell’epoca. Con l’energia e l’entusiasmo dei rivoluzionari decisero di disobbedire a quelle regole che consideravano antiquate perché ritenevano fosse scorretto porre freni alla creatività e, senza saperlo, quegli artisti stavano scrivendo una pagina indelebile nella storia dell’arte.

 Claude Monet, 1872 - Musée Marmottan Monet, Parigi
"Impressione, levar del sole"
L’Impressionismo è una corrente artistica nata a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, precisamente tra il 1860 e il 1870, e durata fino ai primi anni del Novecento. Lo stesso nome “impressionismo” deriva dal giudizio poco lusinghiero del critico d’arte Louis Leroy che, prendendo spunto dall’opera di Claude Monet Impressione. Levar del sole (sotto) fece dell’ironia sul modo di dipingere di quel giovane gruppo di artisti, considerando le loro opere incomplete, poco più che “impressioni”, appunto. Nasce in contrapposizione all’arte accademica dell’epoca sfidando la critica con opere apparentemente incomplete, spesso realizzate in poche ore: infatti il punto cardine dell’arte impressionista è la pittura “en plein air” (all’aria aperta). Gli artisti impressionisti abbandonano il chiuso degli atelier per dipingere la realtà “dal vivo” e cogliere così l’infinita varietà della sfumature che compongono i colori. Questo nuovo approccio alla pittura è reso possibile anche grazie all’invenzione del “cavalletto da campagna” (portatile) e dei colori in tubetto, più pratici da usare negli spostamenti e più immediati, visto che non costringono l’artista a mescolare i pigmenti per formare i colori. Le opere degli impressionisti non rappresentano la realtà così com’è ma in base a come viene percepita dall’occhio dell’artista nel momento in cui la dipinge. I colori non sono più mescolati sulla tela ma vengono semplicemente accostati, dando vita a spettacolari contrapposizioni cromatiche (es. I papaveri di Monet) e a immagini non chiaramente definite, quasi sfocate.
Claude Monet, 1873 - Musée d'Orsay, Parigi
"I papaveri"


Fonti: https://dueminutidiarte.com/2015/09/26/impressionismo-artisti-opere-riassunto-arte/

lunedì 18 maggio 2020

Memoria visiva: un metodo di studio come retaggio dei nostri antenati

Utilizzare la memoria visiva (o memoria fotografica) è una strategia di studio molto potente.
Sfrutta infatti la nostra straordinaria e innata capacità di ricordare attraverso le immagini e , di fatto, per milioni di anni, la maggior parte di quello che abbiamo imparato è dovuto alla memoria visiva.
Per quasi 2 milioni di anni, infatti abbiamo fatto a meno della scrittura e abbiamo utilizzato un vocabolario parlato molto limitato. Ricordare ciò che vedevamo ci ha permesso di tenerci lontani dai pericoli, di approfittare delle opportunità e di imparare dall'ambiente che ci circondava.
La nostra esperienza del mondo e la conseguente capacità di sopravvivenza sono state quindi legate soprattutto agli organi di senso, in primis la vista. Per questo la nostra memoria visiva è, potenzialmente, straordinaria. Ora, lo sviluppo nella nostra specie di un linguaggio complesso ha certamente accelerato il nostro progresso ma ha anche un po’ inibito alcune delle nostre efficacissime capacità primordiali.

Per ragioni evolutive dunque, utilizzare la memoria visiva per studiare potrebbe essere estremamente efficace ed anche facile, proprio perché è un sistema molto naturale e istintivo. Le parole sono esse stesse delle immagini, ma ricordarle con la memoria fotografica è difficile, perché sono immagini molto poco caratterizzate. Inoltre anche l'aspetto dell'emotività gioca un ruolo fondamentale nella memorizzazione di concetti: è infatti scientificamente provato che elementi capaci di impressionarci rimangono nella memoria molto più a lungo e il ricordo tende in modo minore a subire alterazioni. La presenza di azione nelle immagini comporta anche un maggior lavoro mnemonico da parte della mente, in quanto una situazione dinamica ci porta a prefigurarci gli sviluppi di quello che accadrà, a differenza di una momento statico, che difficilmente ci permette di ricordare particolari legati alla situazione. Essere parte dell'immagine (immaginandoci protagonisti della situazione) è una terza componente che rende un ricordo maggiormente vivido nel tempo.
Riassumendo, per rendere un ricordo più duraturo nella mente è necessario che questo sia influenzato da:
1) Contenuti emotivamente rilevanti;
2) Presenza di azioni;
3) Prospettiva che renda ci renda protagonisti della situazione.

La memoria visiva si chiama anche “memoria fotografica”, ma non lo è affatto. I nostri occhi infatti non interagiscono con l’ambiente come se fossero un obiettivo fotografico. Fatta salva l’eccezione della memoria eidetica, avere memoria visiva non significa “stamparsi” una immagine nella mente per poi riguardarla a piacimento, come si fa col pc. Nella memoria visiva “normale” i nostri occhi interagiscono con l’ambiente in modo complesso, operando in maniera istantanea una serie di processi selettivi e analitici. Anche se questi processi dipendono il larga misura da automatismi, essi possono essere cambiati, influenzati e trasformati dalle nostre strutture cerebrali superiori.



Fonti:https://www.gliaudacidellamemoria.com/memoria-visiva-funziona-utilizzarla/

venerdì 15 maggio 2020

L'evoluzione della fotografia ai tempi d'oggi: photoshop come mezzo per la ricerca dell'immagine perfetta

Oggi molti giovani, al fine di apparire meglio nelle foto, ricorrono spesso a programmi che migliori un'immagine, rimuovendo particolari indesiderati o poco gradevoli alla vista: il prediletto per apportare tali modifiche è Photoshop. Il programma, infatti, è in grado di effettuare ritocchi di qualità professionale alle immagini, offrendo enormi possibilità creative grazie ai numerosi filtri e strumenti che permettono di emulare le tecniche utilizzate nei laboratori fotografici per il trattamento delle immagini, le tecniche di pittura e di disegno. Un'importante funzione del programma è data dalla
possibilità di lavorare con più livelli, permettendo di gestire separatamente le diverse componenti che costituiscono l'immagine principale. Tale programma è nato nel 1990 ad opera dei fratelli Thomas e John Knoll, figli di un fotografo, che lo idearono per agevolare il lavoro del padre.
Oggi  tra i più usati al mondo perché viene utilizzati sia da ragazzi per divertimenti che per scopi professionali, come la creazione di loghi, banner e molto altro. Con esso si possono o inserire o togliere gli sfondi per realizzare immagini render, farsi più belli rimuovendo le rughe o apparire fisicamente più gradevoli, come succede per i divi di Hollywood.


Fonti:https://it.wikipedia.org/wiki/Adobe_Photoshop
          https://www.scuolissima.com/2013/05/cose-photoshop-ed-cosa-serve.html

giovedì 14 maggio 2020

Un rappresentante dell'immagine: Vance Packard e il "Persuasori occulti" - STEP #16

Tutto cambiò con l'avvento della televisione: questo nuovo artefatto entrò nelle case di ogni famiglia, tenendo compagnia a queste in ogni momento della giornata, cambiando profondamente il modo di accedere alle informazioni, diventando così reperibili a tutti. Questo piccolo schermo fu il mezzo che, secondo Vince Packard, segnò una vera e propria rivoluzione economico-sociale, iniziata nel XX secolo e di cui ne risentiamo gli effetti ancora adesso, i quali sono amplificati a dismisura dall'avvento delle nuove tecnologie soprattutto nel campo delle comunicazioni di massa. Basandosi su un lungo e attento studio di documenti e interviste, l'obiettivo di Packard è quello di illuminare i lettori su come il capitalismo americano (e quindi di conseguenza tutta l'economia mondiale), verso la fine degli anni cinquanta, decide di risolvere un  problema: creare mercati sufficienti per una produzione sempre più aggressiva in termini quantitativi. Economicamente parlando: evitare le crisi di sottoconsumo. In un mondo che infatti è appena uscito dal suo secondo conflitto mondiale, gli stati hanno la necessità di far ripartire la propria macchina produttiva, risollevando l'economia nazionale dagli effetti che la II Guerra Mondiale comportò. In particolar modo, l'industria è più che mai in fermento considerati gli ingenti danni provocati dalla devastazione della guerra.
Ed è proprio qui che interviene la pubblicità, definita appunto dal sociologo come un "persuasore occulto", un entità cioè non manifesta che tuttavia si mostra capace di controllare le nostre scelte.
Dalla lettura dell'opera si può facilmente dedurre che nessuna sfera della vita era al sicura da quelli che verranno poi definiti dei veri e propri psicologi della società di massa: infatti, la nuova generazione degli agenti pubblicitari stravolsere le regole del gioco, facendo assumere al consumatore un ruolo centrale nella scena. I prodotti erano da sempre sottoposti a studi ma mai prima di allora ci si era chiesto il motivo per cui la massa dovesse essere tantata a compiere l'acquisto.
Packard aveva capito che i consumatori dovevano essere sottoposti ad analisi più meticolose. Era necessario entrare nelle loro teste per comprendere il processo alla base delle loro pulsioni di acquisto. I sondaggi e i focus group erano per Packard lo strumento più adatto. Non si trattava quindi di inserire fotogrammi in una pellicola per accendere un desiderio in modo subliminale. L’obiettivo era quello di acquisire informazioni dettagliate per produrre pubblicità sempre più efficaci.
All’epoca dei grandi illusionisti e prima della nascita della psicologia cognitiva si pensava che con la giusta parola si potesse aprire e controllare la mente di un individuo. Gioie, paure, angosce che galleggiavano nell’inconscio sarebbero deflagrate al momento giusto. "Il prodotto non soltanto dev’essere buono ma deve esercitare una suggestione sui nostri sentimenti annidati nei recessi della psiche." Alla pubblicità insomma si attribuiva il potere di aggirare il raziocino delle persone e di cambiarne i gusti.
Sei quello che possiedi e aspettare che un prodotto si deteriorasse o che passasse lentamente di moda era un sacrificio che il marketing pubblicitario non era disposto più a sopportare. L’idea di un invecchiamento psicologico iniziò a circolare tra gli addetti ai lavori per far sì che ad esempio "il cliente si vergogni a guidare la stessa auto per più di due o tre anni". Naturalmente il mercato automobilistico sperimentò altre tecniche di persuasione che possiamo trovare anche nelle pubblicità attuali. Basti pensare al concetto che "quando compro un’automobile io dico, in un certo senso, voglio una macchina che mi definisca"L’approccio scientifico stava producendo i suoi frutti e ben presto fu sperimentato anche durante le elezioni presidenziali del 1956. Packard non gradì che la manipolazione avvenisse a livello politico. Gli elettori indecisi cadevano sotto il fuoco incrociato di presunte dichiarazioni e pittoresche immagini dei candidati e delle loro mogli. Le fake news diciamo che ne sono in qualche modo la diretta conseguenza.




Fonti: https://www.dirtywork.it/blog/i-persuasori-occulti-appunti-sul-libro-di-vance-packard/
Immagini: https://www.ereticamente.net/wp-content/uploads/2018/11/F-1.jpg 

mercoledì 13 maggio 2020

I limiti del progresso visto da uno schermo: la comprensione limitata alle immagini - STEP #15

E. Gombrich scriveva “Siamo alle soglie di una nuova epoca storica in cui alla parola scritta succederà l’immagine.”

Oggigiorno viviamo in una società dominata dalle immagini in cui la comunicazione passa attraverso foto e video e, anche se a volte appare scontato, ogni ambito della nostra vita ne è influenzato.

Che si tratti di promozione o che il fine sia la vendita di un bene, l’informazione viene mediata sempre più velocemente e le immagini diventano il carburatore che miscela contenuto e forma nel più breve tempo possibile. Seguendo questa linea guida. molte campagne pubblicitarie mirano a proporre un prodotto solo con immagini, presentandolo come unico nel suo genere e  il migliore tra ogni futura alternativa. Lo scopo della pubblicità/immagine diventa quindi quello di stimolare una propensione al consumo o prima ancora un’intenzione all’acquisto.

Ma l’informazione solo per immagini, quali svantaggi si porta dietro? In relazione ai limiti del progresso è inevitabile che, in un mondo sempre più oppresso dalla continue esigenze di produzione, l'uomo si perda il senso critico, lasciandosi abbagliare dai messaggi pubblicitari che mostrano il prodotto pubblicizzato solamente in superficie.

Sicuramente sarà sempre più difficile ritrovare una pubblicità simile a quella riportata qui a fianco (immagine pubblicitaria promossa da Coca-Cola Company negli anni '60) in quanto, a problemi moderni, sono richiesti approcci più vicini alla contemporaneità, soluzioni che possono essere riassunte nell'immediatezza di un immagine.  











Fonti: https://www.shapebureau.com/potere-delle-immagini-nella-comunicazione/
Immagini: Pubblicità Coca-Cola anni '60
                  Pubblicità Coca-Cola oggi

sabato 9 maggio 2020

La nascita del passato nel presente: così nacque la fotografia

La fotografia è una tecnica di produzione d'immagini, ottenuta grazie ad un'azione chimica esercitata dalla luce o da altre forme d'energia.
Non si può definire una data e un inventore specifico della fotografia, perché è un avvenimento che si
è evoluto nel corso dei secoli, preparato da intuizioni diverse, da ricerche e conferme.

Possiamo risalire fino ad Aristotele, vissuto nel IV sec. a.C. e alle sue osservazioni sulla luce, sui colori e sul senso della vista.
I primi veri studiosi però (1400), che con la camera oscura, sono arrivati alla scoperta della tecnica della fotografia, sono gli arabi AI-Kindi e AI-Hazen.
Essi osservarono che all'interno di una camera buia, praticando un piccolo e sottile foro su di una parete, si può vedere un'immagine confusa dell'esterno proiettata capovolta sulla parete opposta.

Ma come nacque la fotografia? II semplice foro, durante il `600, viene sostituito da una lente a menisco: la figura era piuttosto imprecisa a causa della cattiva qualità degli obbiettivi.
Un'altra teoria risale alla fine dei Medioevo, quando gli alchimisti, facendo riscaldare il cloruro di sodio (o sale da cucina) insieme con l'argento, avevano scoperto che dal sale si liberava un gas, il cloro, il quale combinandosi con l'argento, provocava la formazione di un composto, il cloruro d'argento, bianco nell'oscurità, ma violetto o quasi nero con l'esposizione ai raggi del sole.
Era quindi naturale che, ad un certo punto, nascesse l'idea di utilizzare la singolare proprietà dei raggi
luminosi per ottenere immagini sulla superficie di sostanze chimiche sensibili alla luce.
Nel '700, illustri chimici tentarono di risolvere il problema, ma riuscirono ad ottenere solo contorni d'immagini, cioè silhouettes (il nome deriva da Stefano Silhouettes che fu l'iniziatore della moda di farsi fare il ritratto). II chimico tedesco Johann Heinrich Schulze “battezzò” già nel '700 la fotografia.
Un altro collaboratore fu Niepce, il primo ad ottenere qualcosa con delle lastre di metallo ricoperte di bitume di giudea (sostanza che schiarisce debolmente alla luce).


Fonti: https://doc.studenti.it/riassunto/fotografia/breve-storia-fotografia.html
           http://www.linearossage.it/storia/storia-della-fotografia-in-breve/#:~:text=La%20storia%20della%20fotografia%20in%20breve,nascente%20borghesia%20e%20il%20popolo.

giovedì 7 maggio 2020

L'immagine dell'impossibile: come oggi è possibile fotografare i buchi neri - STEP #14

A poco più di un anno dall'evento, l'uomo diffondeva l’immagine elaborata dal progetto  internazionale Event Horizon Telescope: era il 10/04/2020 e su tutti i media non si faceva altro che parlare della prima fotografia a un buco nero. Per la prima volta nella storia infatti, è stato possibile immortalare ciò che fino a quel momento era stato invisibile per definizione, dando per la prima volta un volto a quello che Albert Einstein aveva teorizzato un secolo prima. Infatti il fisico tedesco, partendo dalle sue teorie, ipotizzo la presenza di tali corpi celesti, senza però poterne dimostrare l'effettiva esistenza (in quanto all'epoca, il progresso tecnologico non era sufficientemente avanzato per poter osservare tali campi gravitazionali); per affermare la veridicità delle tesi einsteiniane bisognerà aspettare il 2016 quando grazie alle onde gravitazionali si riuscì ad osservare questa enorme quantità di materia raccolta in un sol punto. L'EHT, acronimo indicante gli otto radiotelescopi situati in ogni angolo del pianeta dopo anni di lavoro - ne hanno finalmente svelato la forma, annunciando quella che è stata definita la “foto del secolo”, la prima immagine diretta della fascia più interna che avvolge un buco nero (M87). "Con questo esperimento abbiamo dimostrato che i buchi neri esistono, e che possono essere studiati con osservazioni astronomiche", spiegò Ciriaco Goddi, astronomo delle Università di Nijmegen e di Leiden e segretario del consiglio scientifico di EHT. "Provare l’esistenza di questi corpi celesti riveste un’importanza fondamentale nella nostra concezione dell’universo". La rappresentazione fornitaci ad anello è frutto di vari metodi di calibrazione e di imaging, i quali hanno rivelato una struttura ad anello con una regione centrale scura – l’ombra del buco nero – risultato che ritorna nelle molteplici osservazioni indipendenti fatte dall’Eht. Le osservazioni dell’Eht sono state possibili grazie alla tecnica nota come Very-Long-Baseline Interferometry (Vlbi) che sincronizza le strutture dei telescopi in tutto il mondo e sfrutta la rotazione del nostro pianeta per andare a creare un enorme telescopio di dimensioni pari a quelle della Terra in grado di osservare ad una lunghezza d’onda di 1,3 mm.




Considerazioni personali:
E' impossibile non definire il progresso tecnologico che stiamo vivendo come straordinario: in poco più di un secolo siamo riusciti ad evolverci sotto il punto di vista tecnico più di quanto non sia mai stato fatto durante tutta la storia dell'umanità. Siamo riusciti a conquistare lo spazio, quel limite invalicabile che per molte generazioni è stato visto come il limite assoluto per l'uomo, che ha ispirato storie fantascientifiche legate all'ignoto. Oggi, invece, siamo capaci non solo di vedere gli angoli più remoti della nostra galassia ma possiamo arrivare anche ad osservare eventi distanti 53 milioni di anni luce dalla Terra, osservando eventi si pensava fossero inesistenti dai nosti padri.

Fonti: https://www.focus.it/scienza/spazio/la-prima-foto-di-un-buco-nero
           https://tg24.sky.it/scienze/2020/04/08/prima-foto-buco-nero-anniversario
           https://www.media.inaf.it/2019/04/10/prima-foto-buco-nero/
Immagine: https://images.wired.it/wp-content/uploads/2019/04/10172029/buconeroM87EHT-2.jpg

mercoledì 6 maggio 2020

Con lo studio dell'ottica nasce l'immagine nell'ingegneria - STEP #13

L'uomo da sempre ha avuto l'ambizione di correlare la realtà che lo circonda con leggi fisiche. In particolare, il sottile rapporto che lega l'uomo con il mondo esterno passa attraverso la vista, senso che è stato ampiamente trattato anche come materia scientifica: la primordiale forma di scienza applicata alle immagini è la geometria ottica. Tale disciplina è la branca più primordiale dell'ottica: essa studia i fenomeni ottici assumendo che la luce si propaghi mediante raggi rettilinei. Dal punto di vista dell'ottica ondulatoria essa è valida quando la luce interagisce solo con oggetti di dimensioni molto maggiori della sua lunghezza d'onda. Con questa condizione, gli unici fenomeni rilevanti sono la propagazione rettilinea, la riflessione (speculare o diffusa, quest'ultima detta anche diffusione) e la rifrazione ed è possibile dare una spiegazione approssimata, ma sufficiente in molti casi, del funzionamento di specchi, prismi, lenti e dei sistemi ottici costruiti con essi. Uno dei primi studiosi di tale disciplina fu Claudio Tolomeo, astronomo, astrologo e geografo greco antico di epoca imperiale, di lingua e cultura ellenistica, che visse e lavorò ad Alessandria d'Egitto: con la sua opera "Ottica" vengono discussi fenomeni di riflessione e rifrazione partendo da basi empiriche. Con il tempo questa divenne una scienza studiata non solo a livello geometrico, basandosi quindi non solo più su concetti legati a immagine reale (figura che si viene a formare dall'unione dei raggi convergenti) , immagine virtuale (riproduzione che si crea dall'unione dei raggi divergenti) e fuoco (definito come il punto in cui convergono i raggi che provengono paralleli all'asse ottico) ma bensì tenendo anche conto della natura ondulatoria della luce come radiazione elettromagnetica.











La fine: sintesi del blog - STEP #25

Con il termine immagine si vuole indicare la forma esteriore degli oggetti corporei , in quanto viene percepita attraverso il senso della v...