giovedì 28 maggio 2020

Nello Zibaldone di Leopardi: come le immagini influenzano la nostra vita. La Teoria del piacere - STEP #20

Se ci si addentra nella ricerca del termine "immagine" nello Zibaldone, non è difficile trovare in tale
diario numerosi ricorsi al vocabolo in questione. Primo tra tutti è sicuramente la "Teoria del piacere", così come esplicitamente lui stesso la chiama. Tale riflessione è espressa come un breve e coeso saggio filosofico, la quale evidenzia un’idea ben precisa: ogni uomo, nel suo agire, mira "al piacere, ossia alla felicità"; questa tendenza al piacere non conosce limiti perché connaturata all’esistenza; al contrario, i mezzi attraverso i quali l’uomo cerca di soddisfarla, i "piaceri", sono limitati, temporanei ed effimeri. Ne consegue la distanza incolmabile tra desiderio del piacere ed effettiva possibilità di soddisfarlo. Attraverso una serie di affermazioni, il poeta recanatese costruisce la propria teoria partendo dall'affermare che il desiderio del piacere è infinito per durata e per estensione. Di tutt'altra natura è invece il conseguimento di un oggetto di desiderio, in quanto questo non spegne il desiderio del piacere, poiché risponde con qualcosa di finito a una richiesta infinita. Dunque soltanto l’immaginazione può soddisfare il desiderio del piacere, desiderio che è infinito, perché soltanto l’immagine astratta può riprodurre oggetti infiniti per numero, per durata e per estensione; l’uomo sperimenta una condizione di felicità quando può soddisfare la propria infinita sete di piacere con questi oggetti infiniti illusori, creati dalla sua facoltà immaginativa. Continua l'autore affermando che solo madre natura aveva disposto gli uomini al piacere facendoli ignoranti, cioè capaci di illusioni e di immaginazione. Tale filosofia è ritrovabile anche in poesia con la poetica del vago e dell’indeterminato, le quali sono fonti di piacere in quanto attivano l’immaginazione (ciò che è indefinito non può essere percepito dalla ragione perché la ragione non ha la capacità di concepire oggetti: il caso più esemplare è "L'infinito", poesia in cui il poeta si lascia trasportare dall'immaginazione verso l’incerto, proiettando l’idea di questo piacere in uno spazio e in una durata non quantificabili).



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