lunedì 18 maggio 2020

Memoria visiva: un metodo di studio come retaggio dei nostri antenati

Utilizzare la memoria visiva (o memoria fotografica) è una strategia di studio molto potente.
Sfrutta infatti la nostra straordinaria e innata capacità di ricordare attraverso le immagini e , di fatto, per milioni di anni, la maggior parte di quello che abbiamo imparato è dovuto alla memoria visiva.
Per quasi 2 milioni di anni, infatti abbiamo fatto a meno della scrittura e abbiamo utilizzato un vocabolario parlato molto limitato. Ricordare ciò che vedevamo ci ha permesso di tenerci lontani dai pericoli, di approfittare delle opportunità e di imparare dall'ambiente che ci circondava.
La nostra esperienza del mondo e la conseguente capacità di sopravvivenza sono state quindi legate soprattutto agli organi di senso, in primis la vista. Per questo la nostra memoria visiva è, potenzialmente, straordinaria. Ora, lo sviluppo nella nostra specie di un linguaggio complesso ha certamente accelerato il nostro progresso ma ha anche un po’ inibito alcune delle nostre efficacissime capacità primordiali.

Per ragioni evolutive dunque, utilizzare la memoria visiva per studiare potrebbe essere estremamente efficace ed anche facile, proprio perché è un sistema molto naturale e istintivo. Le parole sono esse stesse delle immagini, ma ricordarle con la memoria fotografica è difficile, perché sono immagini molto poco caratterizzate. Inoltre anche l'aspetto dell'emotività gioca un ruolo fondamentale nella memorizzazione di concetti: è infatti scientificamente provato che elementi capaci di impressionarci rimangono nella memoria molto più a lungo e il ricordo tende in modo minore a subire alterazioni. La presenza di azione nelle immagini comporta anche un maggior lavoro mnemonico da parte della mente, in quanto una situazione dinamica ci porta a prefigurarci gli sviluppi di quello che accadrà, a differenza di una momento statico, che difficilmente ci permette di ricordare particolari legati alla situazione. Essere parte dell'immagine (immaginandoci protagonisti della situazione) è una terza componente che rende un ricordo maggiormente vivido nel tempo.
Riassumendo, per rendere un ricordo più duraturo nella mente è necessario che questo sia influenzato da:
1) Contenuti emotivamente rilevanti;
2) Presenza di azioni;
3) Prospettiva che renda ci renda protagonisti della situazione.

La memoria visiva si chiama anche “memoria fotografica”, ma non lo è affatto. I nostri occhi infatti non interagiscono con l’ambiente come se fossero un obiettivo fotografico. Fatta salva l’eccezione della memoria eidetica, avere memoria visiva non significa “stamparsi” una immagine nella mente per poi riguardarla a piacimento, come si fa col pc. Nella memoria visiva “normale” i nostri occhi interagiscono con l’ambiente in modo complesso, operando in maniera istantanea una serie di processi selettivi e analitici. Anche se questi processi dipendono il larga misura da automatismi, essi possono essere cambiati, influenzati e trasformati dalle nostre strutture cerebrali superiori.



Fonti:https://www.gliaudacidellamemoria.com/memoria-visiva-funziona-utilizzarla/

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