giovedì 7 maggio 2020

L'immagine dell'impossibile: come oggi è possibile fotografare i buchi neri - STEP #14

A poco più di un anno dall'evento, l'uomo diffondeva l’immagine elaborata dal progetto  internazionale Event Horizon Telescope: era il 10/04/2020 e su tutti i media non si faceva altro che parlare della prima fotografia a un buco nero. Per la prima volta nella storia infatti, è stato possibile immortalare ciò che fino a quel momento era stato invisibile per definizione, dando per la prima volta un volto a quello che Albert Einstein aveva teorizzato un secolo prima. Infatti il fisico tedesco, partendo dalle sue teorie, ipotizzo la presenza di tali corpi celesti, senza però poterne dimostrare l'effettiva esistenza (in quanto all'epoca, il progresso tecnologico non era sufficientemente avanzato per poter osservare tali campi gravitazionali); per affermare la veridicità delle tesi einsteiniane bisognerà aspettare il 2016 quando grazie alle onde gravitazionali si riuscì ad osservare questa enorme quantità di materia raccolta in un sol punto. L'EHT, acronimo indicante gli otto radiotelescopi situati in ogni angolo del pianeta dopo anni di lavoro - ne hanno finalmente svelato la forma, annunciando quella che è stata definita la “foto del secolo”, la prima immagine diretta della fascia più interna che avvolge un buco nero (M87). "Con questo esperimento abbiamo dimostrato che i buchi neri esistono, e che possono essere studiati con osservazioni astronomiche", spiegò Ciriaco Goddi, astronomo delle Università di Nijmegen e di Leiden e segretario del consiglio scientifico di EHT. "Provare l’esistenza di questi corpi celesti riveste un’importanza fondamentale nella nostra concezione dell’universo". La rappresentazione fornitaci ad anello è frutto di vari metodi di calibrazione e di imaging, i quali hanno rivelato una struttura ad anello con una regione centrale scura – l’ombra del buco nero – risultato che ritorna nelle molteplici osservazioni indipendenti fatte dall’Eht. Le osservazioni dell’Eht sono state possibili grazie alla tecnica nota come Very-Long-Baseline Interferometry (Vlbi) che sincronizza le strutture dei telescopi in tutto il mondo e sfrutta la rotazione del nostro pianeta per andare a creare un enorme telescopio di dimensioni pari a quelle della Terra in grado di osservare ad una lunghezza d’onda di 1,3 mm.




Considerazioni personali:
E' impossibile non definire il progresso tecnologico che stiamo vivendo come straordinario: in poco più di un secolo siamo riusciti ad evolverci sotto il punto di vista tecnico più di quanto non sia mai stato fatto durante tutta la storia dell'umanità. Siamo riusciti a conquistare lo spazio, quel limite invalicabile che per molte generazioni è stato visto come il limite assoluto per l'uomo, che ha ispirato storie fantascientifiche legate all'ignoto. Oggi, invece, siamo capaci non solo di vedere gli angoli più remoti della nostra galassia ma possiamo arrivare anche ad osservare eventi distanti 53 milioni di anni luce dalla Terra, osservando eventi si pensava fossero inesistenti dai nosti padri.

Fonti: https://www.focus.it/scienza/spazio/la-prima-foto-di-un-buco-nero
           https://tg24.sky.it/scienze/2020/04/08/prima-foto-buco-nero-anniversario
           https://www.media.inaf.it/2019/04/10/prima-foto-buco-nero/
Immagine: https://images.wired.it/wp-content/uploads/2019/04/10172029/buconeroM87EHT-2.jpg

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